Cineforum – ultimo GdN dell’anno venerdì 19 giugno
Carissimi
membri e amici del Gruppo di Neurobioetica (GdN), un cordiale saluto.
Nel nostro cineforum
di domani venerdì 19 giugno ore 17:00, aula magna (2° piano) dell’Ateneo
Regina Apostolorum, analizzeremo il film HER (Lei). Ringrazio
Riccardo per la sintesi e gli spunti che ci suggerisce di seguito. A domani.
Buon lavoro a tutti. Vostro,
Prof. P. Alberto Carrara, L.C.
Coordinatore del GdN
HER (Lei) – Presentazione di
Riccardo Carrara
Proprio un’anno fa
era nelle sale italiane il film Her (Lei), diretto da Spike Jonze e
interpretato da Joaquin Phoenix, che si è aggiudicato il Premio
Oscar per
la miglior sceneggiatura originale. Effettivamente, il fatto originale o
“particolare” è proprio la trama: una storia d’amore tra un uomo e un
programma di intelligenza artificiale. Possibile?
Lui, il protagonista, si chiama Theodore Twombly, è un essere
umano, un uomo solo e introverso, che ancora soffre per la separazione
dalla moglie Catherine. Lei
è Samantha, un programma per computer che
desidera a intermittenza un corpo umano, che si stupisce della propria costante
evoluzione e ne è allo stesso tempo disorientata (questo perché è un programma
di intelligenza artificiale che impara ed apprende...). Samantha
fa “esperienze”, pur non avendo un corpo, possiede sensazioni o simula in
tutto e per tutto un essere con emozioni e sentimenti. Un’intelligenza
artificiale che arriva a dire: “Il cuore non è come una scatola che
si riempie; esso si espande tanto quanto ami. Io sono diversa da voi. Questo
non significa che io ti ami di meno. Questo in realtà fa si che ti ami ancora
di più”.
All’inizio lo stesso Theodore è molto scettico, ride di quello che sta facendo... ma poco a poco, questa “voce”, così sensuale, sembra davvero diventare reale. Nasce qualcosa di particolare in questo rapporto uomo-macchina e in un dialogo lo si capisce chiaramente:
Theodore: I've never
loved anyone the way I loved you
(Non ho mai amato nessuno nel
modo in cui ho amato te)
Samantha: Me too. Now we know how (Anch’io. Ora sappiamo
come)
È possibile tutto questo? Può un umano arrivare a dire ad una macchina, ad una tecnologia di AI (intelligenza artificiale) “I feel like I can be anything with you” (Mi sento come se potessi essere qualsiasi cosa con te) oppure “She’s not just a computer” (Lei non è solo un computer)?
Le domande che solleva questo
film sono le classiche, quelle che qualsiasi
filosofo potrebbe farsi riflettendo sull’intelligenza artificiale e le
“creature” non-biologiche.
Un qualcosa come Samantha, una
“tecnologia” artificiale, un organismo non-biologico è in grado di coscienza,
almeno da un punto di vista teorico?
Se fosse così, noi umani potremmo
un giorno caricare le nostre menti, le nostre intelligente, le nostre coscienze
in un computer ed arrivare quindi a non avere più un corpo che, come definisce
Samantha nel film, “sta andando inevitabilmente a morire”?
E ancora: cosa succederebbe se le
nostre menti fossero tutte unite in un universo digitale? Che esperienze
nuove potremmo fare ed avere? Che sensazioni? Ci potremmo perdere in un universo
senza spazio e senza tempo, quasi come fosse l’eternità?
E per concludere: se ci fosse un
corto-circuito? Se qualcuno o qualcosa staccasse la spina?
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