giovedì 18 giugno 2015

Cineforum GdN - 19 giugno

Cineforum – ultimo GdN dell’anno venerdì 19 giugno
Carissimi membri e amici del Gruppo di Neurobioetica (GdN), un cordiale saluto.
Nel nostro cineforum di domani venerdì 19 giugno ore 17:00, aula magna (2° piano) dell’Ateneo Regina Apostolorum, analizzeremo il film HER (Lei). Ringrazio Riccardo per la sintesi e gli spunti che ci suggerisce di seguito. A domani. Buon lavoro a tutti. Vostro,

Prof. P. Alberto Carrara, L.C.
Coordinatore del GdN

HER (Lei) – Presentazione di Riccardo Carrara

Proprio un’anno fa era nelle sale italiane il film Her (Lei), diretto da Spike Jonze e interpretato da Joaquin Phoenix, che si è aggiudicato il Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originaleEffettivamente, il fatto originale o “particolare” è proprio la trama: una storia d’amore tra un uomo e un programma di intelligenza artificiale. Possibile?

Lui, il protagonista, si chiama Theodore Twombly, è un essere umano, un uomo solo e introverso, che ancora soffre per la separazione dalla moglie Catherine. Lei è Samantha, un programma per computer che desidera a intermittenza un corpo umano, che si stupisce della propria costante evoluzione e ne è allo stesso tempo disorientata (questo perché è un programma di intelligenza artificiale che impara ed apprende...). Samantha fa “esperienze”, pur non avendo un corpo, possiede sensazioni o simula in tutto e per tutto un essere con emozioni e sentimenti. Un’intelligenza artificiale che arriva a dire: Il cuore non è come una scatola che si riempie; esso si espande tanto quanto ami. Io sono diversa da voi. Questo non significa che io ti ami di meno. Questo in realtà fa si che ti ami ancora di più”.

All’inizio lo stesso Theodore è molto scettico, ride di quello che sta facendo... ma poco a poco, questa “voce”, così sensuale, sembra davvero diventare reale. Nasce qualcosa di particolare in questo rapporto uomo-macchina e in un dialogo lo si capisce chiaramente:

Theodore: I've never loved anyone the way I loved you 
(Non ho mai amato nessuno nel modo in cui ho amato te)
Samantha: Me too. Now we know how (Anch’io. Ora sappiamo come) 

È possibile tutto questo? Può un umano arrivare a dire ad una macchina, ad una tecnologia di AI (intelligenza artificiale) “I feel like I can be anything with you” (Mi sento come se potessi essere qualsiasi cosa con te) oppure “She’s not just a computer” (Lei non è solo un computer)?

Le domande che solleva questo film sono le classiche, quelle che  qualsiasi filosofo potrebbe farsi riflettendo sull’intelligenza artificiale e le “creature” non-biologiche. 
Un qualcosa come Samantha, una “tecnologia” artificiale, un organismo non-biologico è in grado di coscienza, almeno da un punto di vista teorico?

Se fosse così, noi umani potremmo un giorno caricare le nostre menti, le nostre intelligente, le nostre coscienze in un computer ed arrivare quindi a non avere più un corpo che, come definisce Samantha nel film, “sta andando inevitabilmente a morire”?

E ancora: cosa succederebbe se le nostre menti fossero tutte unite in un universo digitale? Che esperienze nuove potremmo fare ed avere? Che sensazioni? Ci potremmo perdere in un universo senza spazio e senza tempo, quasi come fosse l’eternità?

E per concludere: se ci fosse un corto-circuito? Se qualcuno o qualcosa staccasse la spina?


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